Diario di Viaggio Nord-Ovest USA e Canada | Jasper National Park

Diario di Viaggio Nord-Ovest USA e Canada | Jasper National Park

Diario di Viaggio Nord-Ovest USA e Canada | Jasper National Park

Giorno 8

Mi sveglio dopo 10 ore di sonno e 20 cm di neve. Non posso farmi la doccia o lavarmi le ascelle semplicemente perché non esiste un bagno adibito allo scopo. L’unico lavandino che c’è è infatti nella cucina comune. “Lavarsi i denti qui e non da nessun’altra parte” mi dice il padrone “il dentifricio attrae gli orsi”. Si vabbè zio e dove altro dovrei lavarmeli visto che non c’è altra acqua corrente in tutto l’ostello?

Quindi mi alzo presto la mattina e così come sono parto alla scoperta del Jasper National Park, che ad oggi ritengo essere uno dei più belli mai visto in assoluto.

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Fuori è tutto neve, ghiaccio e freddo ma non so come la Icefields Parkway, la strada che attraversa tutto il Parco, è sgombra e pulita. Se ho capito qualcosa dei canadesi, avranno lavorato tutta notte perché fosse perfetta il mattino seguente. Li amo.

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Ma soprattutto amo lui, la mia guida che, insieme ad altre 8 persone, mi porterà nel posto più assurdo in cui sia mai stata: in escursione sul ghiacciaio Athabasca. Oltre che avere una visuale niente male delle cime montuose, e del bel canadese che mi porta in giro, lo spettacolo del ghiaccio che si fa Canyon, cascata e fiume tutto insieme è una meraviglia che non sapevo neanche esistesse. Il ghiacciaio è profondo dai 20 ai 70 metri e noi lo percorriamo sopra e attraverso.

Sono con 4 ragazzi di Taiwan, 2 inglesi e 2 australiani della Tasmania. Non vedo effettivamente un italiano da 8 giorni almeno, ora che ci penso. Molto bene. Attraversiamo con fatica ma giubilo la neve che ha ricoperto il ghiacciaio, mentre la guida ci spiega il perché e il per come. Prima di incamminarci ci ha fornito scarponi, guanti e catene da mettere attorno agli scarponi per camminar sul ghiaccio. Catene che i cinesi di Taiwan, ragazzi un po’ goffi che continuano a scivolare per terra, si sono scordati giù al campo base. Il canadese correndo in 10 minuti gliele va a recuperare. La mia infatuazione cresce. Intanto quelli di Taiwan mi dicono che per loro l’Italia è celebre per Milano. Io non so bene che dire loro.... che li conosco per il Made in Taiwan?

La durata totale del trekking è di 3 ore ma nonostante un po’ di fatica mi sono volate. L’escursione non era neanche sicurissima, perché nel ghiaccio si formano come dei buchi profondi anche 30 metri e se non sai dove mettere i piedi ci voli dentro diretto. Ecco perché serve una guida esperta, soprattutto con la neve in terra che non ti permette di vedere niente.

L’idea di questo trekking me l’ha data un’indiana dell’India che fa la cameriera al bar dove ho preso la colazione stamattina. Era estasiata dalla Ice Walk, provata in prima persona, così ho prenotato. Secondo me era estasiata anche per il canadese, vecchia volpona! Finita la colazione faccio per pagare, voglio darle anche una super mancia ma la carta di credito non funziona più. Sono già giunta al limite del mio plafond . E il bancomat, in questo posto dimenticato da Dio, non c’è. Non ho contanti. Mi dice che mi offre la colazione e mi becco male. Ma purtroppo non ho alternative. Ovviamente è venerdì, quindi non riesco neanche a farmi alzare il limite fino a lunedì almeno. Confideró nella vil moneta di carta fino a lunedì.

Nel pomeriggio finisco di visitare il Jasper National Park con le sue cime tempestose e cascate impetuose.

A malincuore lo devo lasciare. Lascio il Jasper e l’Alberta e lascio l’inverno per tornare in autunno. Infatti, nel tardo pomeriggio valico il confine della British Columbia. E capisco bene perché le hanno dato questo nome. Appena passato il confine ha iniziato a piovere. E ancora piove.

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