Diario di viaggio New York | Big City Life e Solitudine

Diario di viaggio New York | Big City Life e Solitudine

Diario di viaggio New York | Big City Life e Solitudine

Giorno 5. 

Mi addentro nel cuore di Manhattan e passo la giornata girovagando per vari famosi distretti di New York. Tutte le guide che ho letto prima di partire davano Chinatown e Little Italy da fare assolutamente. A me non sono piaciute per niente. Credo che sia tempo sprecato vedere solo insegne in una lingua che non conosco e che non è neanche di qui e girare per delle vie di ristoranti che invitano a provare la mozzarella, la pizza napoletana, la ricotta e le orecchiette.

È questa Italia? Ritorno in 🇺🇸 e dopo essere passata davanti agli enormi edifici del Diritto americano vado a Washington Square, dove è eretto un arco dedicato al primo presidente. Altre cose interessanti che trovo sono gli scacchi alle panchine del parco e una gabbia sulla strada dove si gioca a basket. La gente mi chiede informazioni per andare di qua o di là e la cosa mi fa piacere perché poi tanto turista non sembro.

Mi dirigo verso il pezzo forte della giornata, la High Line, un parco lineare con ottimi scorci della City e focus sui dettagli che la compongono. Era un'antica ferrovia utilizzata per il trasporto merci nel '900, rimessa a posto dai residenti di Chelsea che ne hanno impedito l'abbattimento.

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C'è ancora luce e allora decido di passeggiare per la 5th Avenue, fra le strade più famose di New York. Attorno a me, una fiumana di persone di ogni tipo. Mai visto tanta gente. Siamo sempre al Rockefeller Center e giù di lì per intenderci. Entro a St. Patrick, la più grande Cattedrale gotica del Nord America. 3 navate magnifiche decorate in marmo al suo interno e al suo esterno, una struttura di stampo antico piacevolmente inserita fra i grattacieli di Manhattan.

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Faccio serata in quel di SoHo, quartiere fighettissimo dai negozi di marca ipercostosi. La temperatura alle 20 è di -2 con notevole vento per cui opto per un pub storico super-americano, da Nancy, tra SoHo e Tribeca. Appeso al muro "Fuck Communism". Qui la gente è poco ospitale rispetto ai locali delle altre sere. Ma le gambe dolgono e non voglio patir freddo a cercare altro. Scopro whiskey tonic e mi innamoro.

Mi riposo un po' nella piazza davanti a Radio City Music Hall e mi si avvicina una della NBC che mi vuole intervistare.....ma che sei scema?

Questo è quello che ho scritto ieri. Vi sembrerà triste ma fa parte del viaggio della vita e della vita da viaggio anche questo:


"Sto perdendo lucidità mano a mano che il whisky fluisce nelle vene. Non esiste peggior posto al mondo in cui sentirsi soli se non in un bar dove ognuno ha già da fare. Esso diventa un altro di quei luoghi dove non ti senti a casa. E casa è lontana migliaia di km. E allora ti senti ancora più solo. Ognuno è indaffarato con le proprie compagnie. Non c'è modo di interagire. E la solitudine diventa totale. Se poi ci aggiungi certe canzoni rock, il cocktail finale è servito. Se non conosci bene la lingua non riesci nemmeno a tentare degli approcci amichevoli. Quindi ti fai da parte. E lasci che ognuno viva la propria vita di sempre mentre la tua è incastrata in un presente che non scorre mai. Questa città mi sta insegnando quanto inutili siamo senza gli affetti che normalmente ci attorniano. La solitudine qui è più viva che nel deserto. Sono ricoperta di voci e mi sento invisibile. Quando ero nel deserto, il silenzio era totale ma la mia essenza era presente e viva. Paradosso. 
Non bisogna mai perder il controllo di se stessi... "

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