Salvation mountain, Salton Sea, Joshua Tree National Park (giorno 4)
Salvation mountain, Salton Sea, Joshua Tree National Park (giorno 4)
Oltre 300 miglia (500 km circa) percorse a 40 gradi centigradi attraverso 3 posti assurdi. I primi due nascondono crude metafore di vita. Il terzo mi ha insegnato qualcosa che forse già sapevo ma di cui ogni tanto mi scordo.
- Salvation Mountain
In mezzo al nulla completo di un deserto che non ha mai fine, sorge "l'ultima città libera d'America", Slab City, un agglomerato di roulotte, autobus dismessi, camper e rottami vari, senza elettricità e servizi. L'attrazione unica e principale è Salvation Mountain, questa montagnola tutta colorata, che un ex veterano ha creato in seguito al suo avvicinamento a Dio. Voleva convertire anche gli altri alla sua dottrina, per cui dipingeva e dipingeva questa montagna per attirare la gente, e più il colore si scrostava, più lui la rimetteva a posto. Viveva lì di fianco e aspettava i turisti che passavano di là incuriositi da quella strana cosa, riuscendo così a diffondere il suo messaggio.
- Salton Sea
Un lago salato nel bel mezzo di km di deserto. Colpa di un'inondazione pesa del Colorado che ha lasciato lì un pezzo di sè. E gli americani negli anni '50 tutti contenti: "Adesso ci facciamo delle super spiagge per turisti, verranno in migliaia! Villaggi, resort, stazioni balneari, sport acquatici e centri benessere!!". Ma nulla di tutto ciò fu possibile. Iniziarono a costruire e ora quegli agglomerati di casupole e roulotte sono considerati quasi città fantasma. Carcasse di pesci morti marciscono sulla battigia. Nell'aria un odore di fogna stagnante. Il lago a vedersi è stupendo, ma è irrecuperabile, poiché nasconde un'anima tossica, ovviamente dovuta alla mano dell'uomo, e piano piano si sta restringendo, lasciando dietro di sè tutto lo schifo che aveva dentro.
- Joshua Tree National Park
Qui alloggiano gli "alberi della vita" e quei massi che non sono sassi ma intere montagne. Se si provano a svestire quelle che sembrano le montagne in sfondo, vengono fuori questi agglomerati di pietre meravigliosi. La bellezza di quei paesaggi è la dimostrazione che tutto si auto-crea e tutto si autodistrugge. Ma non c'è da rifuggire il cambiamento, perché è esso stesso parte di quella bellezza attuale. Il processo è automatico. Ed è questo che dimostra che nessuna entità ha potuto metterci mano. Noi umani c'entriamo meno che meno, dovremmo solo essere grati a Madre Natura di poter ammirare tali spettacoli, perché noi passiamo, uno dopo l'altro. Loro cambiano ma sono sempre là, ad aspettare l'ennesimo umano che si stupisce di fronte a tale magnificenza. E noi come singoli siamo portati alla sofferenza proprio perché in realtà non facciamo parte di questa bellezza! Riduciamo tutto ai minimi termini: allo stadio zero, al silenzio...noi non ci siamo.
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